I dubbi del R.E.M.S.

La notizia è trapelata e successivamente ha preso corpo nella nostra comunità: l’apertura delle R.E.M.S., Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza, nell’ex Ospedale SS. Salvatore. Da quel momento l’obiettivo di molti è stato di scongiurarne ed impedirne l’apertura.

Come nostra abitudine, iniziamo a capire di cosa si tratta e quali problemi possono essere affrontati.

La struttura per realizzare le R.E.M.S. è stata messa a disposizione della Regione Lazio dalla nostra ASL RMG per ospitare 40 pazienti, ora detenuti/ricoverati in altri Ospedali Psichiatrici Giudiziari per un periodo di tempo definito in circa due anni.

Sarà poi Subiaco la destinazione successiva e definitiva, mentre il SS. Salvatore sarà utilizzato, così dicono, per potenziare i servizi socio-sanitari nel territorio.

Il nostro ex Ospedale è attivo dal 1973 ed ha avuto da sempre come riferimento il territorio della Sabina Romana, come del resto si vede nell’ingresso principale (vicino al CUP) e considerato un presidio sanitario valido ed efficace per la politica sanitaria della zona. Nel 2005 veniva riconvertito in “Casa della Salute” ed in tale ambito veniva sottoscritto nel 2006 un Protocollo d’Intesa tra il Comune di Palombara Sabina, l’ASL RMG e la Regione Lazio, in cui si descrivevano i compiti della struttura e si elencavano i servizi forniti dalla stessa.

R.E.M.S.: storia di una evoluzione

In origine c’era il “manicomio criminale”, poi nel 1975 diventato Ospedale Psichiatrico Giudiziario. In Italia erano attivi sei O.P.G., ora R.E.M.S. con la riforma. Nel 2008 la Commissione d’inchiesta parlamentare voluta dall’attuale sindaco di Roma Ignazio Marino denunciò una serie di maltrattamenti, abusi, mancanza di cure ed igiene in gran parte degli O.P.G., con la sola struttura in Lombardia a salvarsi. Personale e servizi carenti, la situazione rilevata era di degrado assoluto.

Il decreto che di fatto ha innescato il processo d superamento degli Ospedali Giudiziari risale al Decreto Legislativo del 22 giugno 1999 che interessa la “Medicina penitenziaria” e che prevede il trasferimento alle singole Regioni la competenza della gestione.

Chi c’era dentro l’O.P.G.?

In totale, oggi, in Italia gli internati negli OPG sono 1419 di cui 1323 uomini e 93 donne. Nella nostra struttura ospedaliera è previsto l’arrivo di 40 pazienti/detenuti che andranno ad occupare il 5° e 6° piano del SS. Salvatore.

I motivi e le categorie giuridiche che permettono l’ingresso in queste strutture sono:
internati prosciolti per infermità mentale (art. 89 e segg. c.p.) sottoposti al ricovero in Ospedale Psichiatrico Giudiziario in quanto socialmente pericolosi (art. 222 c.p.), internati con infermità mentale sopravvenuta per i quali sia stato ordinato l’internamento in Ospedale Psichiatrico Giudiziario o in casa di cura e custodia (CCC) (art. 212 c.p.).
internati provvisori imputati, in qualsiasi grado di giudizio, sottoposti alla misura di sicurezza provvisoria in Ospedale Psichiatrico Giudiziario.
della presunta pericolosità sociale ed in attesa di un giudizio definitivo (art. 206 c.p., 312 c.p.p.).
internati con vizio parziale di mente, dichiarati socialmente pericolosi ed assegnati alla casa di cura e custodia, eventualmente in aggiunta alla pena detentiva, previo accertamento della pericolosità sociale (art.219 c.p.).
detenuti minorati psichici (art. 111 D.P.R. 230/2000, Nuovo regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario).
detenuti condannati in cui l’infermità di mente sia sopravvenuta durante l’esecuzione della pena (art. 148 c.p.).

C’è da aggiungere che gli utenti di queste strutture sono suddivisi, concretamente, in tre categorie: bassa, media ed alta sicurezza. L’assegnazione di tale categoria è attribuita alla gravità del delitto, dalla sua natura e dalla patologia del paziente. Dunque ci sono degli “indicatori” che permettono di definire il livello di pericolosità e di sicurezza dei pazienti.

Cosa sono le R.E.M.S.?

L’obiettivo della riforma è di trasformare in “ospedale” ciò che oggi è un vero “carcere”. Non si tratta dunque di una semplice regionalizzazione: il passaggio di gestione dal Ministero di Grazia e Giustizia all’Assessorato alla Sanità di ogni singola regione ha lo scopo di pensare la REMS come una vera funzione sanitaria e riabilitativa. Si tratta di superare un vecchio modello “giudiziale” per un nuovo modello “sanitario”. Il fine è quello di gestire specifici interventi terapeutici e riabilitativi verso soggetti che sono rinchiusi a seguito di condanne ed eventi giudiziari.

La doppia veste: carcere / ospedale

La R.E.M.S. ha una doppia veste e qui risiede l’ambiguità della soluzione perché il DPCM del 01/04/2008 non ha eliminato la possibilità dell’applicazione di misure di sicurezza detentive presenti nel codice penale italiano, per le persone inferme di mente che hanno commesso reati.

Le REMS hanno delle “esigenze” logistiche ed hanno bisogno di una serie di “pre-condizioni” che possono essere viste al tempo stesso come strutturali ed organizzative. Si tratta di determinare le condizioni, le più efficaci, per la cura e la riduzione del rischio e al tempo stesso favorire il recupero e il sostegno ai pazienti all’interno di un percorso di cura.

Un altro elemento da non trascurare è la sicurezza per il singolo paziente, tra i pazienti, tra pazienti e personale, e tra pazienti e “mondo esterno”. Inoltre, c’è da creare un ambiente “terapeutico” rassicurante e protettivo per i pazienti e di individuare le modalità più opportune di relazione con la comunità locale.

R.E.M.S.: poca chiarezza, tante perplessità

Noi di Progetto Palombara di fronte a problemi del genere ci poniamo delle domande e vorremmo girarle anche a chi legge e, soprattutto, ai responsabili della decisione.

1. Sull’Ospedale SS. Salvatore si nota un disimpegno e un disinvestimento da parte della ASL RMG da almeno 15 anni, si pensi al Pronto soccorso, ai laboratori ed infine agli ambulatori, fatta eccezione per i lavori di ampliamento svolti qualche anno fa.

Questa decisione valorizza la struttura dell’ex Ospedale SS. Salvatore? Oltre ad ospitare la REMS quali servizi al territorio saranno potenziati e offerti? Sarà potenziata con nuovi servizi o depotenziata ulteriormente la Casa della Salute all’interno dell’ospedale SS. Salvatore?

2. La decisione del R.E.M.S. sembra cadere dal cielo: nessuno sembra fosse a conoscenza di questa disposizione adottata a Roma (o a Tivoli) e certamente non condivisa con il territorio. Non si è spiegato alle persone il significato di questa scelta. Inoltre non si è contestualizzata la decisione all’interno dell’ambiente e del territorio dove verrà collocata. È evidente il contrasto tra un inserimento così pervasivo nella struttura ospedaliera e la scuola dell’infanzia che fa da confine, la vicinanza della scuola primaria (elementare) e secondaria di primo grado (medie) non meno di 200 metri lineari.

È palese che non si è adottato il “principio precauzione” nella decisione, che di fatto viene imposta ad un territorio che è già stato deprivato di ogni significativo presidio sanitario. La responsabilità di questa decisione a quale “istituzione” o “ente pubblico” deve essere attribuita? In altre parole: “Chi ha preso questa decisione?”

3. Non si è focalizzata a sufficienza l’attenzione sul tema della “sicurezza” in relazione alla pericolosità del paziente detenuto. È un dovere il compito di mantenere in sicurezza i pazienti, il personale ed i pazienti con il mondo esterno. Non sono ancora noti gli standard che saranno utilizzati per gestire questa complessa macchina e per garantire il trattamento riabilitativo e la tranquillità tra tutti i soggetti coinvolti. Ad esempio è indispensabile definire, per la specificità nel nostro Ospedale ed in modo chiaro, i perimetri interni ed esterni e le modalità di controllo e sorveglianza, non solo per la popolazione esterna (in particolare la vicina scuola dell’infanzia e la protezione dei piccoli allievi), ma anche per evitare situazioni “aggressive” o lesive all’interno della struttura stessa.

Gli “operatori sanitari” saranno i responsabili e i custodi degli ospiti delle REMS? C’è da chiedersi quali “modalità e procedure” saranno adottate per assicurare la sicurezza interna e l’ottemperanza alla decisione del magistrato per ciò che riguarda le misure restrittive?

4. In questa situazione particolare, va chiarito chi detiene la “forza” per l’applicazione delle misure di sicurezza detentive e chi applicherà l’Ordinamento Penitenziario (se va applicato), se è previsto dal momento che la responsabilità della sicurezza sembra rimane in capo agli operatori sanitari senza l’ausilio della polizia penitenziaria o di un altro soggetto deputato alla finalità della misura restrittiva.

Il “personale di custodia”, che ha la responsabilità dell’ottemperanza alle misure costrittive, sarà presente e con quali modalità di intervento? In altre parole: “Di chi la responsabilità se avviene un’evasione?”

5. C’è da chiedersi inoltre se la struttura prescelta è idonea a garantire spazi adeguati per realizzare la funzione terapeutica, sociale, riabilitativa e clinica. Ciò che non si comprende è l’integrazione tra gli spazi interni (in abbondanza) ed esterni della R.E.M.S. (assai carenti). Gli spazi esterni a nostro avviso sono necessari per favorire attività ricreative e lavorative agli ospiti. Ciò che va compreso ed è interessante conoscere è la perimetrazione e la separazione (se prevista) della Casa della Salute e servizi che offre alla cittadinanza con la struttura R.E.M.S.

In altre parole è prevista una separazione tra la “Casa della salute” e “REMS”? Gli spazi sono sufficienti per garantire attività interne ed esterne nella massima sicurezza per tutti gli ospiti?

In cerca di risposte

La storia del nostro Ospedale dimostra che il territorio è stato lentamente impoverito di servizi sanitari a scapito di ingolfamenti delle strutture in funzione. Siamo certi che da un dialogo franco con gli Enti Locali è possibile individuare soluzioni che siano a vantaggio della comunità locale. Invitiamo dunque ad operare tenendo conto del principio di precauzione e di responsabilità.

Cavalcare l‘onda del malcontento senza una vera idea di contrasto (o proposta alternativa) appare una chiara perdita di tempo. Questo modo di fare non ci appartiene.

Progetto Palombara ha formato una Commissione interna di esperti e tecnici che ha il compito di elaborare una proposta “fattibile” per l’ex Ospedale SS. Salvatore.

Noi continuiamo per la strada che conoscete: capire per informare, informare per partecipare, partecipare per trovare soluzioni e scegliere la migliore perché realizzabile e fattibile. E’ il nostro stile che ci consente di non essere vittima di nessuno e non essere presi in giro.

Non si tratta solo di non volere le R.E.M.S. o di avere un “pronto soccorso” efficiente, ma di pensare il diritto alla salute per gli abitanti di un territorio vasto e popolato.

Abbiamo bisogno di una “Casa della Salute” che funzioni e di luoghi di socialità per i più deboli.

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