Il tesoro (ignorato) di San Francesco d'Assisi

A ridosso del Giubileo dell’anno 2000 si è pensato di far rivivere le antiche vie medievali che di fatto hanno creato l’Europa che oggi noi conosciamo, prendendo spunto dal famoso Cammino di Santiago, che da Roncisvalle (Pirenei francesi) dopo 780 km. giunge a Santiago de Campostela (estrema costa atlantica spagnola) e che ogni anno attrae centinaia di migliaia di fedeli.

Una fitta rete di percorsi, chiamato Via Francigena o Vie Romee, che dalle città più importanti del Vecchio Continente portavano a Roma, culla della cristianità (clicca qui per vedere la mappa). Strade che furono attraversate da viandanti, commercianti, soldati e pellegrini e che vogliono essere valorizzate all’interno di un progetto di recupero del patrimonio storico, ambientale e spirituale, grazie soprattutto al sostegno dell’Unione Europea.

La Via Francigena più importante (e più lunga) è quella che parte da Canterbury in Inghilterra ed è stata narrata per la prima volta dall’Arcivescovo Sigerico nel 990 d.C.

In questo contesto, è nato il Cammino di Francesco con lo scopo di ripercorrere i luoghi simbolo nella vita del Santo diventato Patrono d’Italia e che ha dato il nome all’attuale Pontefice, "sfruttando" l’antica via Romea che da Cracovia porta a Vienna e poi Venezia, Assisi, Rieti fino a Roma.

Un’idea del 2003 dell’Azienda di Promozione Turistica di Rieti e che inizialmente era circoscritta al territorio della Valle Santa, collegando i Santuari di Fonte Colombo, Greccio, Poggio Bustone e La Foresta. Si è poi sviluppata, diventando la Francigena di San Francesco: partenza dalla città di Assisi per terminare il cammino nella città di Roma, dove il Santo si recava per incontrare la Curia.

Attraversando i luoghi francescani umbri (come Gubbio e La Verna) e proseguendo sul territorio reatino/sabino, l’itinerario tocca Palombara sulla Strada della Neve, più precisamente all’altezza della strada di Santa Maria delle Camere - Osteria di Moricone e, dopo aver superato il torrente Fiora, continua verso Monterotondo.

Un’esperienza unica di spiritualità immersa in una natura rigogliosa ed affascinante, che coinvolge ormai migliaia di pellegrini che possono muoversi a piedi, in bici o a cavallo seguendo la cartellonistica in legno e, all’interno dei centri abitati, le frecce direzionali nella pavimentazione.

La presenza di questo itinerario nel nostro territorio comunale potrebbe rappresentare un’opportunità da sfruttare a livello turistico ed occupazionale, ma attualmente appare piuttosto trascurata ed addirittura ignorata dalla maggior parte della cittadinanza. Senza contare che l’antica Via Romea è molto di più, perché legata ad antichi eremi di monaci orientali ed a San Benedetto da Norcia, e ciò spiega nella vegetazione del Parco Naturale dei Monti Lucretili la presenza di alcune varietà di piante non originarie della nostra zona.

Oggi i viandanti, e parliamo di numeri elevati, potrebbero essere attratti da percorsi complementari che li conducano a visitare veri tesori di interesse religioso, storico ed architettonico come l’Abbazia di San Giovanni in Argentella, l’Eremo di San Nicola, il Convento di San Francesco e trovare in Palombara un punto di ristoro e di ospitalità, dando lustro al nostro paese e sviluppando quell’economia basata sul turismo che ha reso “ricchi” i borghi umbri e toscani ed a cui non abbiamo niente da invidiare.

Un modello di turismo sostenibile, lento, attento alla natura, ai sapori dei luoghi, alla produzione biologica km. 0, alla storia, agli avvenimenti che si “leggono e godono” lungo il tracciato.

Una domanda sempre più crescente che non trova riscontro in un’adeguata offerta.

 

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