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Il Museo della Sabina: un'altra occasione sprecata

Una delle tante occasioni perdute è il Museo Territoriale della Sabina, in progetto fin dal 1976, inaugurato nel 2008, chiuso dopo qualche anno e mai veramente riaperto.

Ospitato nelle stanze del Castello Savelli avrebbe potuto arricchire le visite dei numerosi gitanti che soprattutto la domenica arrivavano fin sotto le mura della principale attrazione turistica del paese, questo almeno fino a quando il castello è rimasto aperto al pubblico.

Ma il vero spreco, e il danno procurato a tutta la comunità, è stata la mancata riorganizzazione delle sale per ospitare i reperti provenienti dalla villa romana rinvenuta a Formello, alle pendici del Monte Gennaro.

Oltre a diversi pregevoli manufatti furono portate alla luce anche due statue: la Eirene, copia della statua greca personificazione della pace, e la statua raffigurante Efeso, oltre ad un mosaico. Il non essere riusciti a dare a Palombara un museo degno di tal nome è stato un vero e proprio danno arrecato a tutti i cittadini, soprattutto se si pensa che la statua di Eirene fu richiesta per una esposizione a Boston, negli Stati Uniti, che ebbe una buona affluenza di pubblico.

Stesso richiamo avrebbe potuto avere fino ad oggi anche a Palombara, dove le attività commerciali languono, i giovani non trovano lavoro, non ci sono praticamente attività ricettive proprio perché il paese è escluso da tutti i circuiti turistici e perfino dalle abituali mete delle gite fuoriporta dei romani.

Tanto per capire quanto incapaci siano stati gli attuali amministratori giova ricordare che in occasione di un convegno tenuto nel 2016 all’interno del Castello, la Soprintendenza per le belle arti di Roma e dell’Etruria meridionale, arrivò a minacciare pubblicamente il Comune di Palombara che avrebbe ritirato le opere provenienti dagli scavi della villa romana, comprese le statue di Eirene ed Efeso perché nulla era stato ancora fatto per dare una dignitosa collocazione ai materiali.

Da allora sono trascorsi quattro anni e il museo è ancora chiuso. Non solo, ma la mancanza di spazi adatti alla conservazione dei reperti ha pure spinto la Soprintendenza a sospendere gli scavi della villa romana di Formello, ad oggi esplorata solo in parte, che probabilmente custodisce altri tesori. E così Palombara si trova senza museo, senza villa e senza visitatori per l’uno e per l’altra. I ristoratori, i negozi di souvenir, le guide turistiche, i gestori di B&B e agriturismi possono ringraziare il nostro sindaco e i suoi compari.

Progetto Palombara al contrario ha tra i suoi punti più importanti proprio il recupero del Castello Savelli, perché sa che può essere il volano di un turismo locale; l’unica possibilità che Palombara ha per vedere rinascere relativamente a breve la sua economia e di questo recupero fa necessariamente parte il museo, che nelle sue sale è ospitato.

Un museo che può essere un ulteriore richiamo per i visitatori e addirittura fonte di reddito e di lavoro, se gestito con competenza e passione; cosa che questa amministrazione non è stata in grado di fare e che senz’altro non riuscirà a fare neppure in futuro.

Per il museo, forse, qualcosa si sta muovendo ma non sappiamo se sarà il solito fuoco di paglia pre-elettorale o qualcosa di più.

Una cosa però la sappiamo per certo: altri cinque anni in mano a questa giunta e Palombara muore.

 

 

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